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Stefano Tricoli
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Parliamo del momento drammatico della morte di un genitore con il dott. psicologo Stefano Tricoli, che ci spiegherà cosa sigifica elaborazione del lutto e qualche suggerimento per evitare il dolore.
Elaborare la perdita di una persona cara è un processo doloroso che richiede del tempo e un equipaggiamento mentale ed emotivo per farvi fronte.
All’interno di questo breve articolo vi proporrò una lettura specifica sulla morte di un genitore.
Un elemento che sembra essere ovvio è che affrontare la morte di un genitore è una delle esperienze più traumatiche che una persona possa vivere.
Da un punto di vista razionale potremmo pensare che sono i figli a seppellire i genitori e non i genitori a seppellire i figli (come recitavano i greci nell’opera di Antigone) in realtà tale perdita ha un impatto notevole sulla persona.
La morte di un genitore attiva un insieme di reazioni, di emozioni e paure che cercheremo di descrivere.
Per sintetizzare vi proporrò la lettura di Freud, specificatamente lutto e melanconia dove descrive perfettamente cosa si intende con elaborazione del lutto.
Vorrei introdurre Il Concetto di tempo nell’elaborazione del lutto: 3 possibili reazioni da Freud.
Un aspetto fondamentale della riflessione sull’elaborazione del lutto è appunto quello di tempo.
Il tempo, di cui stiamo parlando, per elaborare un lutto non è un qualcosa di oggettivo.
Per Freud il lutto è uno shock emotivo, un evento traumatico che lascia una ferita.
Se il lutto non viene elaborato a livello emotivo può creare dei veri e propri blocchi, togliendo quasi senso alla vita.
Freud individua 2 reazioni non propriamente psicopatologiche, ma comunque disfunzionali:
La risposta ipomaniacale: chi soffre per il lutto tenta a qualunque costo di negare la perdita subita al fine di evitare il dolore ed il vuoto ad esso collegato.
La risposta depressiva/melancolica: la persona perduta, in termini freudiano l’oggetto d’amore perduto diventa una presenza indimenticabile, un pensiero indelebile a cui la mente non riesce a “staccarsi”.
Ovviamente quando ciò avviene si suggerisce un consulto da uno specialista.
La risposta che ci fornisce Freud è quella di vivere il lutto non come un trauma che ferma il tempo, ma al contrario come un processo.
Ci rendiamo conto di quanto le 2 precedenti risposte paralizzano emotivamente la persona. Invece il lavoro da fare è proprio l’opposto e gli ingredienti fondamentali sono 3:
Nessuno di questi 3 può essere escluso.
Insomma, Freud ci suggerisce di imparare a restare nel dolore attraversandolo attraverso i 3 ingredienti fondamentali: Tempo, Memoria e Dolore.
Affronta il dolore nel rispetto dei tuoi tempi.
Non esiste un tempo oggettivo di elaborazione del lutto, ma occorre tenere a mente che il lutto è un processo, non una condizione immutabile.
Accetta che il genitore perduto voglia che tu continui a vivere.
Sembra facile a dirsi, ma più difficile a farsi.
Ma il punto fondamentale è quello di non lasciare che il ricordo del tuo genitore ti faccia sentire in colpa per non riuscire a rimetterti in piedi.
Ricorda.
Un consiglio che spesso do ad alcuni pazienti che hanno subito una perdita è quello di scrivere momenti e ricordi della persona perduta.
Prenditi 10 minuti per te al giorno.
È importante che trovi uno spazio per te poiché ora manca una figura che prima era presente.
Riconosci il tuo dolore e cosa lo rende così doloroso.
Questo è il momento cruciale del processo di elaborazione del lutto.
Vorrei concludere questo breve articolo con una citazione da Herman Hesse: “incominciai a capire che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci.”
Insomma il punto non è quanto si soffre o chi si perde ma in che modo la mancanza può arricchirci e maturarci.
Psicologo