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La sindrome da affaticamento cronico (CFS), conosciuta anche come encefalomielite mialgica (ME) o malattia da intolleranza allo sforzo sistemico (SEID), è un disturbo caratterizzato da astenia cronica, non correlata ad alcuna patologia organica specifica e in nessun modo mitigabile.
La sensazione di stanchezza tende a peggiorare in seguito a condizioni di stress fisico o psicologico e non si attenua neanche col riposo.
Secondo statistiche recenti, i pazienti affetti da CFS sono 250 mila nel solo Regno Unito, a conferma di una patologia estremamente diffusa e, allo stesso modo, poco conosciuta.
L’encefalomielite mialgica è una malattia in grado di colpire chiunque, sebbene sia più frequente tra le persone d’età compresa tra i 40 e i 50 anni; inoltre, in base alle ricerche attualmente disponibili sembrerebbe prediligere le donne (l’80/85% dei pazienti appartengono al genere femminile).
In ogni caso, la sindrome da stanchezza cronica interessa anche i più giovani, manifestandosi per lo più nella fascia d’età compresa tra i 13 e i 15 anni.
Le cause della sindrome da stanchezza cronica non sono del tutto note. Tuttavia, studi recenti hanno appurato una componente genetica su cui agiscono determinati fattori di rischio acquisiti nel tempo, tra cui:
Tra i principali fattori di rischio, invece, vanno citati:
L’astenia è un sintomo comune a moltissime patologie, incluse neoplasie, condizioni infiammatorie croniche (ad es. sintomi della fibromialgia, artrite reumatoide, sindrome di Sjögren, lupus eritematoso sistemico), sindromi depressive, alterazioni del sistema neuroendocrino (ad es. ipotiroidismo), etc.
In ogni caso, qualora si manifesti astenia sproporzionata e/o persistente, è consigliabile rivolgersi a un medico.
Va sottolineato come la sindrome da affaticamento cronico possa avere un impatto sensibile sulla qualità della vita di coloro che ne sono affetti, sulle loro attività quotidiane, sulle relazioni interpersonali, sulle capacità lavorative e sui costi sociali.
Si può forse parlare di effetto invalidante come per la fibromialgia? Le similitudini sono molte, ma la discussione è aperta.
Quando la stanchezza diventa eccessiva, infatti, il paziente tende a sentirsi completamente svuotato, tanto da non riuscire nemmeno a svolgere le mansioni più semplici, quali alzarsi dal letto o lasciare la propria abitazione.
Quanto detto può favorire depressione e isolamento sociale.
Medici e fisioterapisti consigliano di alternare esercizio fisico blando o moderato a qualche giorno di riposo assoluto, in modo da non sovraccaricare il fisico, ma al contempo evitando di disabituarlo all’attività motoria.
È inoltre tassativamente sconsigliato eccedere con l’attività fisica, anche se la sensazione di stanchezza sembra essersi affievolita.
Ai pazienti cui è stata diagnosticata la CFS, i medici consigliano di:
Nonostante esistano cure e rimedi finalizzati all’attenuazione della sintomatologia, non tutti i pazienti ne traggono gli stessi benefici; talvolta, si è assistito persino ad un aggravamento dei sintomi.
Tra le cure più gettonate figura la terapia cognitivo comportamentale, il cui obiettivo è insegnare al malato a comprendere tutti gli aspetti della patologia, a riconoscerne i sintomi e a dominarli.
Sebbene l’attuazione della terapia cognitivo comportamentale sia riservata soprattutto ai pazienti affetti da disturbi di natura psichica, i medici hanno notato una certa efficacia anche contro la sindrome da affaticamento cronico.
Molte persone, infatti, hanno dimostrato di aver “accettato” la propria condizione clinica e di aver imparato a “reagire” in maniera ottimale alla maggior parte dei sintomi, senza farsi condizionare oltre modo.
Possono essere anche d’aiuto specifici esercizi di chinesiterapia.
La Graded Exercise Therapy (GET) ha offerto buoni risultati. Il trattamento consiste nel praticare attività motoria di durata e intensità crescenti.
Ciò vuol dire che le sessioni di allenamento, da brevi e poco intense, dovranno diventare sempre più lunghe e dispendiose dal punto di vista energetico.
È molto importante che intensità e durata aumentino poco per volta; in caso contrario, l’approccio terapeutico potrebbe restituire effetti negativi sulla salute del paziente.
Le attività più consigliate sono camminata, jogging e nuoto.
I pazienti che lamentano forti dolori articolari e muscolari possono ricorrere a farmaci antidolorifici, ma soltanto sotto prescrizione medica.
Coloro che risultano propensi alla depressione e all’isolamento sociale, invece, possono ricorrere all’uso di taluni farmaci antidepressivi, tra cui l’amitriptilina (antidepressivo triciclico). In ogni caso, la soluzione migliore resta affidarsi ad uno psicoterapeuta esperto.